Storia

Ultima modifica 27 giugno 2023

San Vito è ubicato nell’attuale sub regione della Sardegna prospiciente al Mar Tirreno e più precisamente la parte sud-orientale e chiamata “Sarrabus” .
L'unicità e la tipicità della regione del “Sarrabus” per la sua valenza geografica e paesaggistica viene definita come “un isola nell’isola di Sardegna”.
Il “Sarrabus” era abitato fin dall’ epoca preistorica. Infatti è ampiamente documentato, che in San Vito nell’attuale località “ Sa cunserva” o “Nuraxi”, nei pressi della SS. 387 del Gerrei è stato individuato dagli studiosi un insediamento preistorico all’aperto di grande importanza .
Detto insediamento, di cui resistono deboli tracce e di cui non si conosce la reale estensione perché non è stato oggetto di scavo, è stato classificato dagli studiosi risalente al periodo del Neolitico finale (3200- 2800- a.C.) cultura pre-nuragica di “Ozieri”,
Attualmente in dette aree si possono facilmente trovare reperti di ossidiana e frammenti di ceramiche che le attività agrarie portano costantemente alla luce.
In epoca Fenicia, poco distante, in località Santa Maria (nel Comune di Villaputzu) presso l’estuario del “Saeprus Flumen” oggi conosciuto come Fime Flumendosa, su un piccolo promontorio dominante la piana nella riva sinistra, questi stabilirono un insediamento di carattere commerciale fin dal 600 a.c. denominato Sarcapos, Sarcopos, Sarrapos. L’ubicazione geografica induce a ipotizzare l’esistenza di un porto fluviale, che in sardegna avrebbe una corrispondenza con il porto di Bosa sul fiume Temo, e che sarebbe stato scalo di appoggio per le rotte verso l’Etruria. I rinvenimenti della zona su di un rialto a quota 28,00 mt hanno riportato alla luce i resti di un edificio quadrangolare, mentre le ceramiche rinvenute dimostrano il carattere preminentemente commerciale del sito.
Sarcopos era quindi collegata agli altri centri della Costa sud orientale dell’isola , infatti nel ben noto Itinerario di Antonino (Itinerarium Antonini), redatto probabilmente all'epoca dell'imperatore Romano M. Aurelio Antonino - più conosciuto come Caracalla - (211-217 d. C.), che costituisce la fonte antica che presenta il maggior numero di toponimi sardi, Sarcopos è collocata a 20 miglia (circa 30 Km ) da Porticenses (attuale Tertenia) ed a 20 miglia da Ferraria (attuale San Gregorio).
Delle tre forme con cui viene ricordata la mansione Sarcapos, Sarcopos, Sarrapos, va privilegiata l'ultima, per il fatto che corrisponde chiaramente coronimo odierno della odierna subregione del Sárrabus .
Alcuni studiosi vogliono trovare un collegamento del sardo Sárrapos nella divinità egizio-greca Sárapis/Sérapis «Serapide», che il faraone Tolomeo I (305-283 a. C.) era riuscito a diffondere in tutti i paesi del Mediterraneo e che probabilmente ha sostituisto l'antica divinità salutare indigena .
I limiti geografici della regione del Sarrabus e del Gerrei trovano i primi fondamenti storici fin dalla più lontana epoca mediovale, per poi trovare un prima sommaria individuazione geografica verso il 900 D.C. con 4 regni o” giudicati “ sardi.

Allo stato attuale il Sarrabus comprende una vastissima zona della Costa sud-Orientale della Sardegna che comprende anche i Comuni di Burcei e Villasimius.
Per i centri del “Sarrabus” (oggi identificati nei comuni di: Muravera - San Vito - Villaputzu, ma comprendenti altresì Castiadas e Villasimius) il periodo storico deputato a garantire una qualificata e forte veridicità dei dati storici a noi pervenuti e quello che và dal medioevo 1300 sino alla fine del 1800 , quindi un' arco temporale di circa 600 anni.
Le fonti d’indubbia certezza storica sono:
Nell’anno 1297 d.C. il papa Bonifacio VIII istituì ex novo il "Regnum Sardiniae et Corsicae" infeudandolo al sovrano d'Aragona Giacomo II. la conquista territoriale della Sardegna ha inizio però soltanto nel 1323 con lo sbarco dell'esercito Aragonese, comandato dall'infante Alfonso, nel golfo di Palma di Sulcis. L'occupazione del territorio avviene con lentezza, ma capillarmente. Nel 1324 viene conquistata Villa di Chiesa (poi Iglesias) e nel 1326 Cagliari.

A partire da questa data e fino al 1479, anno in cui i sovrani Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia costituiscono la Corona di Spagna, l'isola viene gradualmente inserita in un'area culturale, oltre che geografica, diversa dal precedente contesto, caratterizzato dalla contrapposizione fra i giudicati autoctoni e le repubbliche marinare di Pisa e Genova.
L'assetto amministrativo del territorio, che rientrava in un più ampio disegno di ristrutturazione socio-economica, subisce radicali mutamenti, in primo luogo la ripartizione in feudi finalizzati a ricompensare i nobili catalani che avevano partecipato alla conquista. Le grandi città vengono sottoposte all'autorità regia e ricevono gli stessi privilegi di Barcellona.
Il piano è ostacolato dalla resistenza opposta dai feudatari presenti prima della conquista (i Doria e i Malaspina) e dal giudicato di Arborea, unico regno autoctono sardo sopravvissuto fino al 1410.
Si interrompe in tal modo il filo diretto che congiungeva la Sardegna alla penisola italiana e, pur non scomparendo del tutto i prodotti toscani e liguri, le correnti di traffico tra Catalogna e Sardegna determinano il configurarsi di nuovi assetti socio-culturali. Vengono accolti il lessico catalano e le espressioni artistiche, in particolare le formule gotico-catalane che si radicheranno nel gusto isolano tanto da venir riproposte fino al Seicento.
In particolare per il “Sarrabus” con la conquista Aragonese dell’isola, furono concesse in feudo agli Zatrillas, il Gerrei e il Sarrabus a Berengario Carroz che prese il titolo di Conte di Quirra dal nome dell’omonimo castello in Villaputzu.
Il Componiment de Sardenya, censimento fiscale compilato nel 1358 reperito nell’Archivio de la Corona de Aragòn –Varia de Cancillerìa, 43, ff. 15r.-16r. (edito dall’archivista “Pròspero de Bofarull y Mascara nell’anno 1836) illustra la “ Curaturia de Sarbos” elencando la composizioni dei vari Villaggi costituenti l’odierno “Sarrabus”: “Villa Nova de Castiades – Tarruti - Merrara - Petreto - Orrea - Ulmos - Yguali - Cortimia”.

Curaturia del Sarrabus 1358 d.C.

Attuali Comuni - Possibile associazione
Castiadas:  Villanova de Castiades.
Muravera: Tarruti - Merrera - Petreto.
Villaputzu: //
San Vito: Orrea - Ulmos - Yguali - Cortimia.

Epoca Piemontese - dopo il 1718 d. C.,col trattato di Londra, la Sardegna viene assoggettata alla casa Savoia riconoscendo al casato il titolo di Re di Sardegna. Inizia il censimento cartografico dell’Isola:
1751- Pianta tipografica del Regno di Sardegna (disegno dipinto a mano a tempera su tela dim.cm 109,5x62,5) di autore anonimo, l’importanza del documento e accresciuta da un elenco manoscritto di dodici cartelle, nel quale sono elencati :

VILLE INCONTRADE  SIGNORIE DIOCESI      ANIME
Muravera di Sarrabus Marchese di Quirra Cagliari 1217
San Vito di Sarrabus Marchese di Quirra Cagliari 1370
Villaputzu di Sarrabus Marchese di Quirra Cagliari 1202


1850 -  Le mappe costituente dal Corpo cartografico conosciuto come il “De Candia”. Trattasi di mappe redatte nel 1850 per il centro abitato di SAN VITO Tavolette n. 12 e n. 16 - Presso l’archivio di Stato di Cagliari - Si vedano le mappe allegate;
1881 – Itineraio Generale dell’Isola di Sardegna di Enrico Vacca Odone, testo illustrato e con cartografia dove tra l’altro vengono indicati:

COMUNE POPOLAZIONE AGENZIA DELLE TASSE UFFICIO DEL REGISTRO ALTRE INDICAZIONI
Muravera 1.955 Cagliari Cagliari Ufficio Postale
San Vito 2.920 Cagliari Cagliari Caserma Regi Carabinieri
Villaputzu 2.531 Cagliari Cagliari //

 

 

 

 

1. San Vito è un comune della Sardegna sud-orientale facente parte della regione storica del Sàrrabus, considerata, per il suo isolamento e unicità, come “un’isola nell’isola di Sardegna”.
Il Sàrrabus era frequentato già in età preistorica. Numerose sono le tracce di quel tempo, come l’insediamento fluviale di Sa Cunserva citato anche nelle opere del “padre dell’archeologia sarda” Giovanni Lilliu.
L’insediamento viene datato dagli studiosi al Neolitico Finale (3200-2800 a.C.) afferente alla cultura prenuragica di Ozieri in base ai frammenti di ossidiana e ceramica portati alla luce dai lavori agricoli.

2. All’insediamento è legata la Necropoli di Pranu Narbonis poco distante dall’abitato di San Vito, e sicuramente meritevole di una visita.
Altri siti prenuragici e nuragici di grande rilievo all’interno del territorio comunale sono: Nuraghe Santoru, Nuraghe e Domu de janas di San Priamo, Nuraghe e Domu de janas di Su Tàsuru, Nuraghe de s’Oru (conosciuto soprattutto come Asoru o Basoru), Nuraghe de Sa Sarmenta, Nuraghe de Su Linnàmini, Nuraghe di Mont’Arbu, Nuraghe de Miali Pili, Tomba dei giganti Su Presoni, Nuraghe di Cuili Ledda, Nuraghe di San Giorgio, Nuraghe de Cannevrau.

3. In età fenicia si sviluppa un nuovo insediamento che diviene il più importante del territorio, tanto da dare il nome alla regione storica del Sàrrabus. Parliamo di Sàrcapos, situato in località Santa Maria (nel Comune di Villaputzu) nella riva sinistra del “Saeprus Flumen” (oggi Flumendosa), sorto probabilmente prima del 600 a.C. come scalo nelle rotte tirreniche, frequentate dai fenicio-punici e successivamente dai romani. Sàrcapos aveva un ruolo di grande importanza anche nei traffici terrestri, così come viene evidenziato nell’Itinerarium Antoninii del III sec. d.C., essendo situato precisamente a metà strada tra Porticenses (oggi Tertenia) e Ferraria (oggi San Gregorio).

4. Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente la Sardegna viene conquistata dai Vandali che vi rimarranno meno di 80 anni, infatti nel 534 (col fallimento della ribellione del re Goda) subentrano i Bizantini. Questi utilizzarono le vie romane, come quella orientale transitante nel Sàrrabus, per diffondere ampiamente il Vangelo e il culto dei santi Priamo, Lussorio, Antioco, Antonio, Elena, Barbara e Andrea, a cui sono dedicate alcune chiese sanvitesi. Molte di queste sono state costruite utilizzando schemi bizantini come il “piede bizantino” che misura 31,2 cm, esempi sono le chiese di Santa Maria de Òrrea, Sant’Elena e San Lussorio.
Anche il culto di San Vito nel Sàrrabus viene attestato per la prima volta nel 591 in una lettera di papa Gregorio Magno dove viene citato un monastero femminile dedicato al santo, situato sicuramente nei pressi della parrocchia.

5. A partire dall’VIII sec. e per i seguenti mille anni i mori invaderanno le coste sarrabesi e della Sardegna intera, portando all’abbandono di Sàrcopos e di tanti altri insediamenti costieri. Nel 827 i mori conquistano la Sicilia impedendo le comunicazioni della Sardegna con Bisanzio, da lì in avanti si sviluppano le condizioni per un autogoverno della Sardegna e nascono i Giudicati: 4 regni indipendenti con a capo un re denominato “judike” (italianizzato giudice). La regione storica del Sàrrabus faceva parte del Giudicato di Cagliari, a fini amministrativi viene suddivisa nelle curatorie di Sàrrabus (afferente alla bassa valle del Flumendosa dove sono situati i nostri 3 paesi) e Colostrai (afferente alla piana di San Priamo, Castiadas e alla costa tra Torre Salinas e Cala Pira), queste confinavano a nord con la curatoria di Quirra, a ovest con quella del Gerrei e a sud-ovest con quella del Campidano di Cagliari. Ogni curatoria era difesa da un castello, oggi rimangono solamente le tracce di quello di Quirra, mentre sono scomparsi quello del Sàrrabus o Malvicino (situato in Cùcuru Pedra de Bau) e quello di Herculenti per la curatoria di Colostrai (situato nei pressi di Monte Idda).

6. Dal XI sec. le Repubbliche di Genova e Pisa influenzeranno gli affari e il governo dei Giudicati arrivando a conquistarli, si salverà solamente quello di Arborea. Il primo a cadere sarà proprio quello di Cagliari nel 1258 a causa dei pisani, per cui anche il Sàrrabus entra a far parte dei loro possediementi. L’influenza pisana prende campo anche nell’arte con lo stile romanico, chiari esempi nel Sàrrabus sono la chiesa di San Nicola di Quirra (nel Comune di Villaputzu), il santuario antico di San Priamo (per i bacini ceramici nel muro) e la chiesa di San Lussorio (per le travi dipinte con motivi floreali). 
A questo periodo risultano le prime attestazioni degli insediamenti nel territorio sanvitese, la fonte più importante è il Registro delle imposte pisane del 1316 in cui viene citata la scolca di Òrrea, composta dalle “ville” di Òrrea (coincidente con l’omonimo vicinato), Ulmus (coincidente con l’attuale vicinato di Funtana de is Aràngius), Cortinia (scomparso, sicuramente afferente alla chiesa di San Lussorio) e Ygali (scomparso, probabilmente situato in loc. Musculla).

7. Nel 1297 il papa Bonifacio VIII infeuda la Sardegna al Regno di Aragona dandogli la “licentia invadendi”, ma solamente nel 1323 l’esercito aragonese sbarcherà in Sardegna e l’anno successivo sconfiggerà i pisani nei pressi di Elmas nella battaglia di Lutocisterna. Nello stesso anno viene conquistato dagli aragonesi il castello di Quirra e nel 1327 nasce la Contea di Quirra composta dai seguenti feudi: Encontrada de Sarrubus, Baronia de San Miguel, Baronia de Monreal, Encontrada de Marmila, Judicate de Ollastre. Il Giudicato di Arborea, l’unico rimasto a difendere la sovranità dei sardi, porrà due volte sotto assedio il castello di Quirra ma invano, la sua guerra contro gli aragonesi terminerà nel 1420, anno della resa definitiva.

Alla fine del Quattrocento viene attestato per la prima volta San Vito come toponimo del paese che ingrandendosi aveva assorbito, almeno a livello amministrativo, gli altri insediamenti.

8. Nel 1479 col matrimonio tra Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia vengono unite le due corone e la Sardegna diventa formalmente spagnola.
In questo periodo vengono edificate le torri di guardia nella costa per avvisare e difendere la popolazione dalle scorrerie degli arabi.
Nonostante San Vito si trovasse più a monte dei paesi di Muravera e Villaputzu, i racconti degli anziani testimoniano che gli arabi risalivano il Flumendosa e entrava in paese nei pressi della parrocchia, razziavano tutto ciò che trovavano ma soprattutto rapivano le persone per farne schiavi e venderli nei mercati del Nord Africa. La Sardegna, per la sua posizione nel Mediterraneo, diviene il baluardo della cristianità a difesa dal pericolo mussulmano.
Nel 1652 si diffonde una delle peggiori epidemie di peste di tutta la storia della Sardegna, varie aree si spopolano, come il Sàrrabus, la Nurra, la Gallura e il Sulcis. Queste vengono interessate da una politica di ripopolamento.
Altre epidemie scoppiarono nel 1347-48, 1376 (nota per aver ucciso il giudice Mariano IV), e anche nel Quattrocento e nel Cinquecento.

9. Il dominio spagnolo termina nel 1720, quando il Regno di Sardegna, a causa della guerra di successione spagnola, viene data al Ducato di Savoia. Nonostante questo passaggio, la Sardegna mantiene ancora costumi e usanze spagnole, nell’arte e anche nell’architettura.
Tra tutte le nuove ritualità portate dagli spagnoli (come S’Incontru e Su Scravamentu) troviamo anche il culto per nuovi santi, come quello per San Vincenzo Ferrer (diffuso nel XV secolo dai domenicani), a cui venne dedicata la chiesetta situata dall’altra parte del Flumendosa, oggi distrutta.
Per quanto riguarda l’architettura possiamo citare il rinnovo della chiesa di San Vito che risulta alla seconda metà del Settecento.

10. Sotto i Savoia vengono riformate le istituzioni abolendo il feudalesimo e istituendo la proprietà privata con l’editto delle chiudende (1820). Nel 1861, completata l’unificazione dell’Italia, il Regno di Sardegna diventa Regno d’Italia.
Nel 1875 viene istituita la colonia penale agricola di Castiadas e prende avvio l’opera di bonifica delle terre infestate dalla malaria.

11. Vengono inaugurate nuove economie, come quella mineraria: da Muravera a Sinnai si estende una vena argentifera di qualità eccezionale interessata da numerose attività estrattive. Nel 1871 apre la miniera di Mont’e Narba gestita dalla Società Anonima delle Miniere di Lanusei che, con l’amministrazione dell’ingegnere Gian Battista Traverso, nel 1882 arriva a 1444 tonnellate di minerale di piombo e argento estratto.
Le miniere d’argento sarrabesi, oggi dismesse, che fanno parte de la Via dell’Argento sono Baccu Arrodas, Monte Narba, Giovanni Bonu, Masaloni, S’Arcilloni, Tacconis, Nicola Secci, Serra s’Ilixi e Tuviois. Di rilievo anche le miniere di Brecca (aperta nel 1889), Baccu de su Leunaxi - Monti de Forru, Cannevrau, Monte Lora, Is Crabus, Peddeatu, Sa Lilla, Parredis, dove venivano estratti minerali come barite, fluorite, galena, piombo, ma soprattutto antimonio. Il minerale veniva caricato sui carri e portato a Porto Corallo per imbarcarlo diretto in Italia e altri luoghi. In varie occasioni è stato proposta la realizzazione di una ferrovia per efficentare il trasporto del minerale e per far uscire il Sàrrabus dall’isolamento collegandolo con Cagliari e l’Ogliastra. La prima proposta relativa a quest’opera è del 1872, da parte dell’avvocato Giuseppe Sanna Sanna (la madre e il padre avevano lo stesso cognome), nonostante la bontà del progetto il Comune di San Vito si oppose con forza alla cessione dei terreni ademprivili utili alla società ferroviaria, ciò poiché nuoceva sensibilmente all’economia pastorale del paese, la più importante. Alla fine la ferrovia non si fece comunque a causa del condizioni politiche e economiche ormai mutate in Sardegna.
Ad ogni modo l’economia mineraria portò benessere al paese, visibile nei palazzi costruiti nella seconda metà dell’Ottocento. Un esempio è Casa Camboni, costruita da Daniele Vargiolu grazie alle entrate derivanti dai permessi minerari, successivamente ceduta alla famiglia Camboni.
Nel 1879 viene edificato il ponte sul Flumini Uri.

12. Nel 1890 per volontà dell’ingegnere Bartolomeo Del Rosso viene restaurata la chiesa di Santa Maria de Òrrea dandogli l’aspetto neo-romanico attuale.
Il 20 maggio 1906, a causa della crisi economica, quattromila tra pastori e contadini appiccarono il fuoco al Municipio di San Vito, comportando la perdita dell’archivio storico dove erano custoditi preziosi documenti. Per sedare la rivolta sbarcò a Porto Corallo perfino la nave da guerra Agordat.
Nella Prima Guerra Mondiale San Vito ha avuto 91 caduti.
Nel 1922 il fascismo prende il potere in Italia. Anche il Sàrrabus viene interessato dalle politiche urbanistiche del regime e nel 1933 nasce il Villaggio Giuriati, oggi San Priamo.
In preparazione al secondo conflitto mondiale in Sardegna vengono edificati dei sistemi difensivi per lo più nei luoghi di possibile sbarco o di importanza primaria come città e miniere. La maggior parte dei fortini si trova nella Sardegna occidentale, mentre sono pochissimi quelli nella zona orientale. A San Vito se ne trovano due: uno nella Campuomu nei pressi del Ponte de is Seti Bucas (Ponte sul Rio Picocca) e uno nella curva di s’Arcu de s’Arena.
Nel 1935 la miniera di Mont’e Narba viene trasformata in azienda agricola.
Nella Seconda Guerra Mondiale San Vito ha avuto una ventina di caduti.

13. Negli anni Cinquanta viene ricostruita la chiesetta di San Giorgio Vescovo in Monte Lora.
Nel 1952 chiude la colonia penale di Castiadas e nasce l’ETFAS che opererà anche a Tuerra, San Priamo e anche a Brecca fino al 1984, anno di chiusura dell’ente.
Nel 1976 interviene la Soprintendenza per mettere in sicurezza Nuraghe de s’Oru (Asoru o Basoru).
Negli anni Ottanta viene inaugurata la variante della SS 387 da San Vito a Ballao.
Nel 1986 il Comune di San Vito concede i terreni in località Buddui per contribuire alla formazione del Comune di Castiadas.
Nel 1989 chiude l’azienda agricola di Mont’e Narba.
Nei primi anni 2000 viene realizzata la “strada nuova”, ossia la SS 125 var:
₋  nel 2003 apre il tratto tra Solanas e San Priamo,

₋  nel 2006 tra San Priamo e Murtas.

 

Fonti:

1.    “Il Medioevo nella Sardegna sud-orientale”, di Tiziana Pili

2.    “San Vito, il suo monastero e le sue chiese intra urbem”, di Tiziana Pili

3.    “La Questione Sarda tra Ottocento e Novecento”, di Leopoldo Ortu

4.    minieredisardegna.it

5.    wikipedia.org

6.    censimento archeologico Archeo Sarrabus (Limen Sarrabus Gerrei APS)

 

1. Santu ‘Idu est unu cumunu de sa Sardìnnia sud-orientali chi fait parti de sa regioni stòrica de su Sàrrabus, cunsiderada, po s’isolamentu e s’unicidadi sua, cumenti “un’ìsula aintru de s’ìsula de Sardìnnia”.
Su Sàrrabus furiat abbitau giai in s’edadi preistòrica. Funt medas is arrastus de cussu tempus, cumenti s’insediamentu de frùmini de Sa Cunserva arremonau finas in is òberas de su “babbai de s’archeologia sarda” Juanni Lilliu. Custu benit fatu torrai dae is studiosus a su Neolìticu de acabbu (3200-2800 a.C.) in sa cultura prenuraxesa de Otzieri cunforma a is repertus de pedra de tronu e terràllia chi is fainas de sa messaria fitianu bogant a pillu.

2. A s’insediamentu pertocàt sa Necròpoli de Pranu Narbonis [prãʔaβõʔisi], assoru de sa bidda de Santu ‘Idu chi meressit a dda bisitai.Atrus situs pre-nuraxesus e nuraxesus de importu mannu chi s’agatant in su territòriu cumunali funt: Nuraxi Santoru, Nuraxi e Domu de janas de Santu Pìlimu, Nuraxi e Domu de janas de Su Tàsuru, Nuraxi de s’Òru, Nuraxi de sa Sarmenta, Nuraxi de su Linnàmini, Nuraxi de Mont’Arbu, Nuraxi de Monte Narbeddu, Nuraxi Orridroxu, Nuraxi de Pedru Loddu, Nuraxi de Miali Pili, Tumba de is mannus Su Presoni, Nuraxi de Cuili Ledda, Nuraxi de Sant’Iroxi, Nuraxi de Cannevrau.

3. In edadi fenìcia si svilupat unu insediamentu nou chi at divenni su prus de importu de su logu, tanti de ponni su nòmini a sa regioni stòrica de su Sàrrabus. Seus narendi de Sàrcapos, postu in localidadi Santa Maria (in su Cumunu de Bidd’e Putzi) in s’isca de manca de su “Saeprus Flumen” (oi Frumindosa), nàsciu cun probbabbilidadi antis de su 600 a.C cumenti portu in is bias marinas tirrènicas, imperau dae fenìciu-pùnicus e romanus. Sàrcapos teniat un’arrolu de importu puru in is tràficus de terra, aici cumenti benit marcau in s’Itinerarium Antoninii de su III sec. p.C., sendi postu a metadi de bia precisu intra de Porticenses (oi Tretenii) e Ferrària (oi Santu Gregori).

4. Cun sa derruta de s’Impèriu Romanu de Ocidenti sa Sardìnnia benit conchistada dae is Vàndalus chi no ant a stentai nimancu 80 annus, difatis in su 534 (cun sa faddidura de sa rebèllia de s’urrei Goda) imbucant is Bizantinus in Sardìnnia. Custus imperant is bias romanas cumenti cussa orientali chi passat in su Sàrrabus po spainai in manera prus forti s’Evangèliu e su cultu de is santus Pìlimu, Luxòriu, Antiogu, Antoni, Aleni, Bàrbara, Andria. Medas funt finas is crèsias pesadas imperendi sestus bizantinus cumenti su “pei bizantinu” chi mesurat 31,2 cm, esemprus funt Santa Maria de Òrrea, Sant’Aleni e Santu Luxòriu.
Finas su cultu de Santu Vitu in su Sàrrabus benit arremonau po sa primu borta in su 591 in una lìtera de su papa Gregori Mannu chi narat de unu monastèriu feminili dedicau a su santu, chi seguramenti s’agatàt assoru de crèsia manna.

5. A cumentzai dae su sec. VIII e po is sighentis milla annus is morus ant invadi is costeras de su Sàrrabus e de sa Sardìnnia intrea, portendi a su sbandonu de sa bidda de Sarcapos e de medas àterus insediamentus assoru de sa costa. In s’827 is morus conchistant sa Sìcilia impedendi is comunicatzionis cun Bisàntziu, dae ingui a innantis si pesant is cunditzionis po unu autuguvernu de sa Sardìnnia e nascint is Juigaus: 4 rennus indipendentis cun a cabu unu rei chi ddi narant “judike”. Sa regioni stòrica de su Sàrrabus, faendi parti de su Juigau de Càlari, po dda aministrai benit partzia in is curatorìas de Sàrrabus (chi pigàt sa forada de su Frumindosa innui oi nci funt is tres biddas nostas) e Colostrai (chi pigàt totu Bidd’e Majori, Castiadas e sa costa dae Turri de is Salinas a Cala Pira), custas furiant a làcanas cun is curatorìas de Cirra a nord, Gerrei a ovest e Campidanu de Càlari a sud-ovest. Dònnia curatorìa furiat defensada dae unu casteddu, oi nd’abarrant is arrastus sceti de su de Cirra, invècias funt scumpartus cussus de Sàrrabus o Malvicino (chi furiat postu in Cùcuru Pedra de Bau, ananti de su campusantu de Bidd’e Putzi) e cussu de Herculenti po sa curatorìa de Colostrai (chi furiat postu a parti de Mont’e ‘Idda).

6. Dae su XI sèculus is Repùbricas de Genoa e Pisa ant a influentziai is afàrius e su guvernu de is Juigaus arribbendi a ddus conchistai, s’at a sarbai sceti su de Arbarei. Su primu a nd’arrui at a essi pròpriu su de Càlari in su 1258 po mori de is pisanus, tandu su Sàrrabus puru imbucat in is possedimentus insoru. S’influèntzia de is pisanus pigat campu finas in s’arti cun sa manera romànica, esemprus crarus in su Sàrrabus funt is crèsias de Santu Nigola de Cirra (in Cumunu de Bidd’e Putzi), su santuàriu antigu de Santu Pìlimu (po is sciveddas in su muru) e sa crèsia de Santu Luxòriu (po is tiddus pintaus a froris).
De custu tempus funt is primus arremonamentus de is biddas in logu de Santu ‘Idu, sa fonti prus de importu est su Registru de is impostas pisanas de su 1316 innui benit arremonada sa scolca de Òrrea, cumpònnia dae is biddas de Òrrea (chi torrat cun su bixinau omònimu), Ulmus (chi torrat cun su bixinau de Funtana de is Aràngius), Cortìnia (scumpartu, seguramenti pertocàt sa crèsia de Santu Luxòriu) e Ygali (scumpartu, podiat essi in localidadi Musculla).

7. In su 1297 su papa Bonifàciu VIII infèudat sa Sardìnnia a su Rennu de Aragona donendideddi sa “licentia invadendi”, ma sceti in su 1323 s’esercitu aragonesu at a lompi in Sardìnnia e s’annu infatu at a binci is pisanus a parti de Su Masu in sa batalla de Lutocisterna. In su matessi annu benit conchistau dae is aragonesus su casteddu de Cirra e in su 1327 nascit sa Contea de Cirra cumpònnia dae is sighentis fèudus: Encontrada de Sarrubus, Baronia de San Miguel, Baronia de Monreal, Encontrada de Marmila, Judicate de Ollastre. Su Juigau de Arbarei, s’ùnicu abarrau po defensai sa soberania de is sardus, at a ponni duas bortas s’assèdiu a su casteddu de Cirra ma po debadas, sa gherra sua contras a is aragonesus at a acabbai in su 1420, annu de s’arrèndida definitiva. A s’acabbu de su Cuatruxentus agataus su primu arremonamentu de Santu ‘Idu cumenti a topònimu de sa bidda chi amanniendisiddi a pagu a pagu nd’iat pinnigau, assumancu a livellu amministrativu, is àteras biddixeddas.

8. In su 1479 cun sa coja intra de Ferdinandu de Aragona e Isabella de Castìllia is duas coronas benint aunias e sa Sardìnnia divenit formalmenti spanniola. In custu tempus benint pesadas is turris de càstiu in sa costera po avisai e defensai sa pobulatzioni dae is scurrerias de is arabbus.
Mancai Santu ‘Idu s’agatessit prus a susu de is biddas de Murera e Bidd’e Putzi, is contus de is antigus nant ca is arabbus artziànt su Frumindosa e imbucànt a bidda dae crèsia manna, derrobbànt totu su chi agatànt ma pruschetotu pinnigànt sa genti po ndi fai tzeracus e ddus bendi in is mercaus de su Nord Àfrica. Sa Sardìnnia, po sa positzioni sua in su Mediterràniu, divenit sa fortalesa de sa cristianidadi contras a su pirìgulu mussulmanu.
In su 1652 si spainat una de is peus epidemias de pesta de totu sa stòria de sa Sardìnnia, medas logus si spòbulant, cumenti su Sàrrabus, sa Nurra, sa Gaddura e su Sulcis. Custus logus benint interessaus dae una polìtica de pobulamentu a nou.
Àteras epidemias funt acuntèssias in su 1347-48, 1376 (nodia po ai mortu a su judike Mariani IV), e finas in su Cuatruxentus e in su Cincuxentus.

9. Su domìniu spanniolu acabbat in su 1720, candu su Rennu de Sardìnnia, po mori de sa gherra de sucessioni spanniola, benit intregau a su Ducau de Savoja. Mancai custu intregu, sa Sardìnnia poderàt ancora custumus e usàntzias spanniolas, in s’arti e in s’architetura puru.
Intra de totus is ritualidadis noas betias dae is spanniolus (cumenti s’Incontru e su Scravamentu) agataus finas su cultu po santus nous, cumenti cussu po Santu Bissenti Ferreri (spainau in su sèculu XV dae is dominiganus), chi a issu est stètia dedicada sa cresiedda a s’àtera parti de su Frumindosa, oi derruta. Po cantu pertocat s’architetura podeus arremonai s’annoadura de sa crèsia de Santu Vitu, chi torrat a sa segunda metadi de su Setixentus.

10. Asuta de is Savoja benint reformadas is istitutzionis boghendi su feudalèsimu e ponendi sa propriedadi privada cun s’editu de is tancas (1820). In su 1861, acabbada s’unificadura de s’Itàlia, su Rennu de Sardìnnia divenit Rennu de Itàlia. In su 1875 benit istituiu su presoni de Castiadas e cumentzat s’òbera de acorturadura de cussas terras impestadas dae sa malària.

11. Benint incingiadas economias noas, cumenti cussa minerària: dae Murera a Sìnnia si stèndiat una bena de prata de calidadi ecetzionali interessada dae numerosas atividadis estrativas. In su 1871 abrexit sa mina de Mont'e Narba portada dae sa “Società Anonima delle Miniere di Lanusei” chi, cun s’aministratzioni de s’ingenneri Gian Battista Traverso, in su 1882 lompit a 1444 tonnelladas de minerali de prumu e prata bogau. Is minas sarrabesas de prata, oi dismitias, chi faint parti de “La Via dell’Argento” funt Bacu Arrodas, Mont’e Narba, Juanni Bonu, Masaloni, S’Arcilloni, Taconis, Nicola Secci, Serra s’Ìlixi e Tuviois. De notu finas is minas de Breca (aberta in su 1889), Bacu de su Leunaxi - Monti de Forru, Cannevrau, Monti Lora, Is Crabus, Pedd’e ‘Atu, Sa Lilla, Parredis, innui beniant bogaus mineralis cumenti a bariti, fluoriti, galena, prumu, ma pruschetotu antimòniu. Su minerali beniat carrigau a carru e portau a Portu Coraddu po ddu imbarcai po s’Itàlia e àterus logus. Medas bortas est stètiu propònniu de fai una bieferru po agiudai su trasportu de su minerali e po fai bessiri su Sàrrabus dae s’isolamentu aunendideddu cun Casteddu e s’Ollasta. Su primu proponimentu de cust’òbera est de su 1872, dae parti de s’abogau Giuseppe Sanna Sanna (sa mama e su babbu teniant su matessi scatili), mancai sa bontadi de su progetu su Cumunu de Santu ‘Idu si furiat postu contras cun fortza a sa cessioni de is sartus ademprivilis a imperu de sa sociedadi ferroviària, custu poita nociat meda a s’economia de pastoriu de sa bidda, sa prus de importu. A s’acabbada sa bieferru non dd’ant fata su pròpriu po mori de sa mudadura de is cunditzionis polìticas e econòmicas de sa Sardìnnia. In dònnia manera s’economia minerària iat portau arrichesa a sa bidda chi si podit biri in is palàtzius pesaus in sa segunda metadi de s’Otuxentus.
Unu esempru est sa Domu de Camboni, fabbricada dae Daniele Vargiolu gràtzias a is guadàngius de is permissus mineràrius, a pustis lassada a sa famìllia Camboni.
In su 1879 benit pesau su ponti in Frùmini Uri.

12. In su 1890 po boluntadi de s’ingenneri Bartolomeo Del Rosso benit asseliada sa crèsia de Santa Maria de Òrrea donendideddi sa bisura neo-romànicu chi si biit oi.
Su 20 de maju de su 1906, po mori de sa crisi econòmica, cuatrumilla pastoris e messajus iant postu fogu a sa Domu Cumunali de Santu ‘Idu, cumportendi sa pèrdida de s’arcivu stòricu innui furiant allogaus documentus pretziosus. Po aterrai s’avalotu furiat sbarcada in Portu Coraddu finas sa nai de gherra Agordat.
In sa Primu Gherra Mundiali Santu ‘Idu at tentu 91 mortus.
In su 1922 su fascismu pigat poderi in Itàlia. Su Sàrrabus puru benit interessau dae is polìticas urbanìsticas de su regimi e is su 1933 nascit Villaggio Giuriati, oi Bidd’e Majori.
In aprontu po sa Segundu Gherra Mundiali in Sardìnnia benint fabbricaus sistemas de defesa pruschetotu in is logus de possìbbili sbarcu o de importu cumenti citadis e minas. Su in prus de is fortinus s’agatat in sa parti ocidentali de s’ìsula, invècias funt pagus meda cussus in sa parti orientali.
In Santu ‘Idu si nd’agatant duus: unu in sa Campuomu assoru de su Ponti de is Seti Bucas e unu in sa corronada de s’Arcu de s’Arena.
In su 1935 sa mina de Mont’e Narba benit mudada in sienda de messaria.
In sa Segundu Gherra Mundiali Santu ‘Idu at tentu unus 20 mortus.

13. In is annus Cincuanta benit torrada a fai sa cresiedda de Sant’Iroxi Obispu in Monti Lora.
In su 1952 serrat sa colonia penali de Castiadas e nascit s’ETFAS chi at a oberai finas in Tuerra, Bidd’e Majori e finas in Breca fìncias a su 1984, annus de sa serrada de s’enti.
In su 1976 intervenit sa Subrintendèntzia po ponni in seguresa su Nuraxi de s’Òru.
In is annus Otanta benit incingiada sa varianti de sa SS 387 dae Santu ‘Idu a Ballau.
In su 1986 su Cumunu de Santu ‘Idu lassat su sartu de Buddui po contribuiri a sa formatzioni de su Cumunu de Castiadas.
In su 1989 serrat sa sienda de messaria de Mont’e Narba.
In is primus annus de su 2000 benit fata “sa strada noa”, est a nai sa SS 125 var:
₋     in su 2003 abrexit su tretu intra de Solanas e Bidd’e Majori,

₋     in su 2006 intra de Bidd’e Majori e Murtas.

Su 10 e 11 de su mesi de ladàmini de su 2018 nd’est calat un’unda de frùmini chi nd’at pinnigau sa brìllia de Pedra de Axedu e fatu dannus meda in is sartus. Sa mina bècia de Mont’e Narba benit imbussada dae una suluda de giarra, s’annu a pustis benit sarbau su tratoreddu stòricu chi produsiat sa currenti po sa sienda de messaria e postu in su parchitu in s’intrada de sa bidda.

 

1850 ABITATO NORD RC204_025
17-04-2023

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1850 ABITATO SUD RC204_033
17-04-2023

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1850 QUADRO UNIONE CON NOMI ATTUALI
17-04-2023

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1850 QUADRO UNIONE ABITATO
17-04-2023

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